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Pirovano l’antropologo

A cura di Fernanda Pessolano, Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza

«L’uomo sulla bicicletta è un uccello: un albero volante!» (p. 7).

Studiare l’essere umano sotto l’aspetto sociale, culturale, artistico, filosofico, religioso… ciclistico. Massimo Pirovano, in Un antropologo in bicicletta (Mimesis edizioni, 2016, 242 pagine, 22 euro), approfondisce e inquadra quelli che si dedicano al ciclismo. E lo fa attraverso una squadra, la lombarda Unione Ciclistica Costamasnaga, fra i corridori di oggi e di ieri, fra i genitori e i dirigenti, e allargando il campo della ricerca con interviste a grandi saggi, da Fiorenzo Magni ad Alfredo Martini, o a ex professionisti, da Totò Commesso a Giorgio Brambilla.

La sua analisi abbraccia anche il linguaggio, i tempi e i luoghi, le motivazioni, i sacrifici. Mille gli spunti. Uno, per esempio: quel direttore sportivo che addebita la scialba prestazione dei suoi ragazzi al «gh’an sèmper in man ul pistulìn».

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