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Mungo Reed il perdente

A cura di Fernanda Pessolano, Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza

«Il biondo mordeva il manubrio fin dall’inizio» (pag. 105).

Il pullman. Il viaggio dall’albergo alla partenza. I rulli. Il pubblico. Le parole per ammazzare l’attesa. I pensieri. Le raccomandazioni. Il pronti-via. Tappa dopo tappa, corsa dopo corsa, fatiche speranze sacrifici dubbi limiti compiti, la vita di un corridore che fa del pedalare la sua professione, il suo mestiere, la sua esistenza, la sua etica. Oppure la sua trasgressione, il suo peccato, il suo rischio.

Si intitola “Magnifici perdenti” (dell’inglese Joe Mungo Reed, Bollati Boringhieri, 256 pagine, 17,50 euro), non è la traduzione del documentario “Wonderful Losers” sulla vita dei gregari, ma la storia romanzata di un corridore, marito e padre, che cede alla tentazione del doping. «Il problema non è fare ciò che è degno di nota, come abbiamo creduto tanto a lungo, ma fare ciò che è sufficiente, capire ciò che è abbastanza».

 

 

 

 

 

 

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