Nebbia e coraggio Carapaz sfila la rosa a Nibali: i primi tre in 13’’ Sestriere, 30 maggio 2020 dal nostro inviato Gino Cervi illustrazione di Umberto Massa Ad Alba, in piazza e per le strade del centro, la mattina del 30 maggio 2020, il gruppo sfila sotto gli occhi di chi non può ricordare un giorno di molti anni fa, quando la gente del posto indicava col dito il nome di battaglia ricamato sui fazzoletti rossi o azzurri dei partigiani in parata quasi carnevalesca, proprio com’era solita fare quando cercava di leggere il numero sulla schiena dei corridori ciclisti nel passaggio di un Giro d’Italia di prima della guerra. È un attimo, l’unico attimo a colori della giornata. Già sul ponte...Continue Reading
SenzaGiro ha i suoi inviati. Abbiamo chiesto a chi può in questo momento andare sulle strade del SenzaGiro di raccontarci, con un video-selfie, i luoghi dove sarebbe dovuto passare la corsa: la partenza o l’arrivo, o una strada, una salita, un lungomare, una piazza. Sono i “segnaposto” SenzaGiro e ci parlano di storie e di luoghi diversi, anche lontani dal ciclismo agonistico, ma che tirano un filo rosso, o forse rosa, lungo le strade del Giro. Carlo Venegoni, urbanista, ci racconta della manifestazione di domani, 31 maggio 2020, MILANO CAMBIA GIRO.Continue Reading
Davide Ferrari legge e interpreta per SenzaGiro brani di racconti, poesie e saggi in cui “passa una bicicletta”. “Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre dell’anno 1944” è uno degli incipit più belli della storia della letteratura italiana. Lo ha scritto Beppe Fenoglio per il racconto che dà il titolo al libro I ventitré giorni della città di Alba (Einaudi, 1952). Qualche riga più sotto si legge un passo in cui la lotta partigiana si mischia alla corsa del Giro d’Italia.Continue Reading
A cura di Fernanda Pessolano, Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza «Il bravo giornalista è quello che scrive la verità» (pag. 105). Scriveva di sport, dall’alpinismo all’automobilismo. Amava il ciclismo e il pugilato, che definiva “sport poveri per poveri”. Frequentava anche i cavalli nel senso dell’ippica, e spiegava che “fanno diventare poveri”, nel senso delle scommesse. Di Monza, del 1922, era collega e amico di Gianni Brera, che lo chiamava “il Generale”. Era un perfezionista, onesto e modesto. Lavorò per “La Gazzetta dello Sport” dal 1945 al 1956, per il “Giorno” dal 1956 al 1982 e per “la Repubblica” dal 1982 al 2010. Un campione di giornalismo, quando il giornalismo era scarpinare, guardare, chiedere, insomma esserci, uomini da strada e da...Continue Reading