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Sulla strada: Velodromo Vigorelli, Milano

SenzaGiro ha i suoi inviati. Abbiamo chiesto a chi può in questo momento andare sulle strade del SenzaGiro di raccontarci, con un video-selfie, i luoghi dove sarebbe dovuto passare la corsa: la partenza o l’arrivo, o una strada, una salita, un lungomare, una piazza.
Sono i “segnaposto” SenzaGiro e ci parlano di storie e di luoghi diversi, anche lontani dal ciclismo agonistico, ma che tirano un filo rosso, o forse rosa, lungo le strade del Giro.

Dall’interno del Velodromo Vigorelli una doppia “corrispondenza”.

Nella prima, Alberto Saibene, saggista, mette insieme cronaca politica, campioni del ciclismo e del cinema e grandi poeti per raccontare la primavera del 1948 a Milano: un piano sequenza tra Joseph Cotten e Fiorenzo Magni, Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti, passando per Pietro Nenni, ma anche Umberto Saba, Vittorio Sereni, Elio Pagliarani, Fausto Coppi, Gino Bartali. Alla fine, però, vince Totò,  anzi Totò al Giro d’Italia.

 

Nella seconda, lo scrittore e saggista Francesco Cataluccio, partendo dalle pagine del suo ultimo libro, In occasione dell’epidemia (2020, Casagrande) parla del surplace, grande gesto tecnico dei pistard – e in particolare di Antonio Maspes – come di una metafora dei nostri giorni: stare fermi in un precario equilibrio, ma pronti per ripartire per lo sprint.

 

Alle sue spalle, Daniele D’Aquila, presidente del Comitato Velodromo Vigorelli, e autore del SenzaGiro, ci mostra che cos’è un surplace.

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