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Un lavoro da finire

«La parola giusta non è rivincita, vorrei solo tornare a finire il lavoro». Era dal giugno del 2018 che Simon Yates spiegava così il suo rapporto con il Giro. La sua grande corsa a tappe preferita («Non ha nulla a che vedere con le altre due: tutto ciò che si muove dietro la gara, dai tifosi agli organizzatori, è pure passione, e un corridore se ne accorge»), ma anche la gara della sconfitta più bruciante di una carriera che, con 28 anni da compiere, è ancora nella sua parabola ascendente. Due anni fa Yates aveva dominato il Giro in lungo in largo per poi crollare a un passo dal trionfo. Si era gustato l’ambiente e le vittorie parziali, aveva fatto incetta di maglie rosa, si era in qualche modo consolato: «Sono arrivato a due tappe e mezzo dal vincere il Giro d’Italia; non è una cosa che possano dire in molti». Eppure restava quel lavoro da compiere, la dimostrazione che la lezione appresa sulle prime rampe del Finestre, messa a frutto pochi mesi più tardi vincendo la Vuelta e dando spettacolo sulle montagne allo scorso Tour, fosse sufficiente per superare l’esame finale.

Simon Yates è il terzo corridore in attività per numero di maglie rosa indossate. Con quella indossata domenica a Milano fanno 14, due in più di quelle vestite dal recordman del gruppo, Vincenzo Nibali, nel solo corso di questo SenzaGiro. A far di conto si potrebbe osservare che tra i due è più ampia la differenza in giorni (in rosa) che in secondi. Dodici giorni contro nove secondi, il distacco più risicato dell’ultracentenaria storia della Corsa Rosa: un primato che resisteva dal 1948. Un record rosa ma non assoluto, con gli huit secondes tra Greg Lemond e Laurent Fignon al Tour del ’89 che restano inarrivabili. Nove secondi a superare due ciclisti così simili nell’interpretazione della corsa tanto diversi nello stile. Due diverse generazioni sportive, due storie speculari. Oggi è Nibali ad essere arrivato a due tappe dal trionfo, prima di trovare anche lui la giornata della resa dei conti, quella in cui il fisico, quando meno te l’aspetti, presenta il consuntivo. La nebbia del Colle dell’Agnello, squarciata dal più giovane del gruppo (Remco Evenepoel), non ha soltanto nascosto lo sviluppo della corsa agli occhi degli appassionati, ma ha stritolato in un abbraccio passato, presente e futuro del ciclismo. È stata la nebulosa del tempo a decidere il SenzaGiro: il tempo che trascorre per Nibali, quello che ritorna per Yates (e Richard Carapaz, vicinissimo a un clamoroso bis) e quello che si staglia all’orizzonte di un cambio della guardia nel ciclismo sempre più incombente. Nulla di strano, in un Giro aperto e chiuso correndo contro il tempo.

Si era capito subito anche che il tempo sarebbe stato da misurare in intervalli brevissimi, con la crono di apertura agguantata da Nibali per soli 23 centesimi di secondo. Vittoria a sorpresa grazie al tempo, nel senso di una previsione meteorologica azzeccata. Prima tappa e prima rosa per Nibali, che qualcuno vedeva da subito destinato a una marcia trionfale verso un altro record contro il tempo, quello del vincitore più “anziano” di sempre della Corsa Rosa, proprio nell’anno in cui del “più anziano” in carica, Fiorenzo Magni, ricorre il centenario della nascita. E invece il Giro affascina perché non si può mai dare nulla per scontato, e dall’Ungheria all’Italia, dalla Sicilia alle Alpi, il copione è stato stravolto con cadenza quasi quotidiana.

È stato il Giro più felice per i fuggitivi e, seguendo un’inevitabile corrispondenza reciproca, il più respingente per i velocisti. Cinque soltanto le volate, di cui la metà ben poco lineari: tanto che nomi grossi dello sprint come Caleb Ewan e Dylan Groenewegen se ne tornano a casa (a metà strada) a mani vuote, mentre festeggia Elia Viviani, unico a doppiare il successo di tappa e maglia ciclamino dal secondo all’ultimo giorno. A consolare le squadre degli sprinter e le formazioni minori ci pensano però i fuggitivi. Gli attaccanti esultano in metà delle frazioni, con le firme dei cacciatori più rinomati del gruppo: da Thomas De Gendt ad Alessandro De Marchi, passando per Adam Hansen e Giovanni Visconti, fino a Simon Pellaud, nel giorno in cui la fuga ha scombinato le carte dell’intero gruppo. La tappa di Cesenatico ha spaccato in due la corsa mettendo pepe sull’inseguimento alla maglia rosa. Una partita di carte che ha regalato al Giro protagonisti inattesi, dalle maglie rosa Tim Wellens e Pello Bilbao ai sorprendenti Gino Mäder e Carlos Alberto Betancur: un giovanissimo prospetto e un talento che sembrava smarrito e che trova il suo miglior piazzamento in carriera quando il tempo per lui sembrava passato.

Era un Giro destinato a esplodere nella terza, durissima settimana e così è stato, senza risparmiarsi nulla. Una crono decisiva che tale non è stata, il crollo uno dopo l’altro dei due campioni presentatisi a sorpresa (Tom Dumoulin e Chris Froome) e un’altalena di attacchi, flessioni e recuperi. Quasi tutti i grandi scalatori presentatisi al via hanno alzato le braccia in almeno un’occasione, a parte due: Richard Carapaz e Simon Yates. I due hanno silenziosamente mascherato le giornate negative e approfittato dei pomeriggi di grazia. Si sono aperti la strada in classifica con un lavoro di cesello, fino al capolavoro del Sestriere. Nel luogo che vide Yates naufragare e perdere 38 minuti due anni fa, il britannico ha avuto l’arguzia di lasciare al vincitore uscente il maggior lavoro: ha alternato con sapienza scientifica attacco e difesa, correndo persino il rischio di rinunciare a partire in rosa alla cronometro finale. Ha dato tempo al tempo per raccogliere tutto all’ultimo istante, con quella sbandata finale che a tanti ha fatto sussultare il cuore, persino allo stesso Simon Yates. Non per lo spavento, ma per la consapevolezza di un lavoro finalmente completato.

Ora che il SenzaGiro è concluso, qualcuno potrà dire: ma è accaduto davvero? Si è corso il Giro d’Italia in questo mese di maggio in cui le strade sono rimaste deserte? Siamo forse caduti tutti vittime di un incantamento, un’allucinazione collettiva che ci porta qui ad analizzare tattiche e vincitori di una corsa che non c’è mai stata. Non lo sappiamo più dire nemmeno noi, che il SenzaGiro lo abbiamo affrontato con impegno ogni giorno, raccontando tutti gli anfratti della Corsa Rosa dalla mattina alla sera. Ma se una cosa è stata così tanto raccontata, così tanto amata, non si può certo dire che non sia esistita. C’è una raccolta fondi che è lì a dimostrare che è stato tutto vero, quanto concreto è il lavoro di chi questi fondi riceverà. È una raccolta a cui si può ancora contribuire, continueremo in questi giorni a raccontarvi come e a rendere reali questi sforzi. C’è un lavoro da finire, come avrebbe fatto Simon Yates al Giro d’Italia 2020. Come ha fatto, forse. [FC]

(L’immagine di copertina è l’illustrazione realizzata per la quarta tappa da Osvaldo Casanova, autore anche del logo di SenzaGiro)

NUM. TAPPAVINCITOREMAGLIA ROSAMAGLIA CICLAMINOMAGLIA AZZURRAMAGLIA BIANCA
1Vincenzo Nibali Vincenzo Nibali Vincenzo Nibali Tom DumoulinRemco Evenepoel
2Elia VivianiVincenzo NibaliElia VivianiLorenzo RotaRemco Evenepoel
3Adam HansenDavide FormoloElia VivianiLorenzo RotaAttila Valter
4Remco EvenepoelVincenzo NibaliElia VivianiRemco Evenepoel Remco Evenepoel
5Giulio CicconeVincenzo NibaliElia VivianiGiulio CicconeRemco Evenepoel
6Fabio JakobsenVincenzo NibaliElia VivianiGiulio CicconeRemco Evenepoel
7Dario CataldoVincenzo NibaliElia VivianiGiulio CicconeRemco Evenepoel
8Elia VivianiVincenzo NibaliElia VivianiGiulio CicconeRemco Evenepoel
9Davide CimolaiVincenzo NibaliElia VivianiGiulio CicconeRemco Evenepoel
10Thomas De GendtVincenzo NibaliElia VivianiGiulio CicconeRemco Evenepoel
11Victor CampenaertsVincenzo NibaliElia VivianiGiulio CicconeRemco Evenepoel
12Simon PellaudTim WellensElia VivianiKrists NeilandsGino Mäder
13Alessandro De MarchiTim WellensElia VivianiKrists NeilandsGino Mäder
14Maximilian SchachmannTim WellensElia VivianiKrists NeilandsGino Mäder
15Rohan DennisTim WellensElia VivianiKrists NeilandsGino Mäder
16Rafał Majka Pello BilbaoElia VivianiKrists NeilandsGino Mäder
17Giovanni ViscontiPello BilbaoElia VivianiGiovanni ViscontiGino Mäder
18Miguel Ángel LópezVincenzo NibaliElia VivianiGiovanni ViscontiRemco Evenepoel
19Peter SaganVincenzo NibaliElia VivianiGiovanni ViscontiRemco Evenepoel
20Romain BardetRichard CarapazElia VivianiKrists NeilandsRemco Evenepoel
21Filippo GannaSimon YatesElia VivianiKrists NeilandsRemco Evenepoel

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