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ALESSANDRA GIARDINI

Mario Sconcerti, allora mio direttore al “Corriere dello Sport-Stadio”, mi disse: «Ti mando al Giro d’Italia». Io pensavo che fosse il Giro a vela, non so perché, invece era ciclismo. Era la primavera del ’98. Quel Giro lo vinse Pantani, romagnolo come me, ma io l’ho sempre chiamato “il Giro di Bartoli”, perché fu Michele il primo corridore che conobbi. Amore a prima vista, come con il ciclismo. C’ero quando Nibali vinse la prima corsa da professionista, a Faenza. La Romagna c’entra sempre.
   
Alessandra Giardini voleva scrivere di sport: lo ha fatto soprattutto per il “Corriere dello Sport”, anzi per “Stadio”, testata nata con un’anima ciclistica. Fra i giorni più belli della sua vita quelli passati alle Olimpiadi. Dei suoi libri, scritti tutti insieme a Giorgio Burreddu, soltanto uno è dedicato al ciclismo attraverso i suoi luoghi leggendari, salite, velodromi, foreste: Vedrai che uno arriverà (Absolutely Free Editore, 2014).