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Davide Ferrari

Davide Ferrari

Il ciclismo è la spalla di mio padre che guarda il Giro, sulla quale per anni mi addormentavo subito dopo aver acceso il televisore per svegliarmi appena prima della volata. È il profumo della camicia pulita con negli occhi le gambe ancora elettriche, le maschere della fatica e il sudore delle interviste a fine gara. Poi c’è stato Pantani e il sonno si trasformò in passione. Qualche chilometro più avanti Gino Cervi che, attraverso la scrittura e il teatro, come il Biasu Cavanna, il mago di Novi, ha acceso in me per il ciclismo un “fuocherello che all’occorrenza brucia come un altoforno. Specialmente su un palcoscenico. La musica di Claudio Sanfilippo ha fatto il resto. Mio papà continua a guardare il Giro facendo scatti con le gambe. Ogni tanto mi addormento ancora. Ma col sorriso.

Davide Ferrari è un artigiano di parole, scritte e dette (anche in dialetto pavese). Lavora come attore, regista e autore. Tra le sue pubblicazioni: il poemetto Eppure c’è una meta per quel fiato di universo (Subway Edizioni 2014) – testo vincitore per l’Italia del concorso internazionale Pop Science Poetry organizzato dal CERN di Ginevra e tradotto in quattro lingue; la silloge Dei pensieri la condensa (Manni 2015) scritta in dialetto pavese, con prefazione di Franco Loi, (Premio Giuseppe Tirinnanzi 2016). Tra le sue produzioni teatrali: Risonanze. Le voci dell’Appennino (2018), Il professore e la cantante. La grande storia d’amore di Alessandro Volta (2019, tratto libro di Paolo Mazzarello), Coppi e il diavolo. Ovvero quando il Campionissimo incontrò Gioânbrerafucarlo (2019, liberamente ispirata alla biografia romanzata, Coppi e il diavolo, scritta da Gianni Brera). Conduce laboratori di teatro e scrittura creativa con i detenuti delle Case Circondariali di Pavia, Monza e Voghera dove dirige la compagnia Maliminori composta da attori detenuti.