A cura di Michele Lauro
Terra di memorie partigiane intrise di letteratura (Pavese, Fenoglio, Arpino), terra di interazione feconda fra il lavoro contadino e l’ambiente naturale, nelle Langhe la bellezza dei paesaggi si sposa con la cultura del vino come prodotto vivente, Patrimonio dell’Umanità che ha portato riconoscimenti, turismo, benessere. Anche dal sellino, fatica e bellezza si intrecciano fin dai primissimi chilometri.
Fra Alba e Bra il fondovalle del Tanaro dispiega all’orizzonte poetiche geometrie di filari sulle colline, quei morbidi crinali paralleli che costituivano un tempo il fondale di un antico mare. Dalla statale 231 si devia verso Pollenzo e la sua prestigiosa Tenuta reale, sede dell’Università degli Studi di Scienze gastronomiche e della Banca del Vino, bordeggiando la periferia di Bra fino a incrociare l’autostrada Torino-Savona, già nella piana alluvionale tra Varaita e Stura di Demonte. Passata la piazza del Popolo di Savigliano, sullo sfondo il castello di Saluzzo annuncia l’imbocco della valle Varaita, che si risale lungo l’argine del fiume lungo la SP 8 da Costigliole Saluzzo. Ampia e lunga, con vaste distese di castagneti e poi di abeti in quota, la valle è fiancheggiata da contrafforti alpini fino al crinale delle Alpi Cozie meridionali.
Dall’alto dei suoi 3841 m il Monviso domina un ambiente di montagna familiare, lontano dalla giostra dello sci alpino: regno di escursionisti, arrampicatori e cicloamatori che in mountain bike ne risalgono le valli laterali tra pascoli e foreste. Passano le borgate dell’alta valle ancora legate alla cultura occitana, con le belle case di pietra decorate dalle meridiane: Brossasco, Frassino, Sampeyre, Casteldelfino nella verde conca sui due rami del torrente Varaita. Le pendenze si fanno vertiginose sulla strada che da Pontechianale, toccando i margini del bosco dell’Alevé, conduce ai 2744 m del Colle dell’Agnello superando un dislivello di oltre 1000 m. Inizia da qui il tratto francese nel Parco regionale del Queyras, altopiano in quota delimitato da maestose vette.
Come in un ottovolante la strada scende ai 1388 m del castello di Queyras e poi risale ripida da Arvieux verso il Col d’Izoard, leggendario valico del Tour de France a quota 2360. Di nuovo oltre mille metri di discesa fra straordinari panorami portano a Briançon, da cui si risale a tornanti verso il Monginevro, storico passo di transito per la Francia lungo la Via Francigena. Si rientra in Italia in alta val di Susa. Da Claviere l’ultimo saliscendi fino allo strappo di Sestriere si svolge in un anfiteatro alpino dal nome perfetto per una tappa, come questa, spaziale: Monti della Luna.
Alla confluenza del torrente Cherasca con il Tànaro, ai piedi di una langa intensamente coltivata a vite, è mercato di prodotti agricoli da tempi antichissimi, oggi capitale del gusto al centro di un comprensorio enologico di risonanza mondiale. Il ben preservato nucleo di impianto medievale ricalca l’andamento delle antiche mura, mentre la parte moderna si sviluppa oltre la cerchia dei viali alberati che lo delimitano. Piazza Risorgimento, lo spazio dell’antico Foro romano, è la quinta del Duomo romanico-gotico, di storiche drogherie e pasticcerie e del colorato mercato del sabato, mentre la Fiera internazionale del Tartufo bianco d’Alba colonizza la città tra ottobre e novembre per otto settimane. In piazza Rossetti, il Centro Studi Beppe Fenoglio dedica quattro percorsi tematici ai luoghi dello scrittore e partigiano, nato ad Alba nel 1922. In periferia sono visitabili gli stabilimenti della Ferrero affiancati dall’omonima fondazione, spazio dedicato a convegni, mostre, concerti.
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