A cura di Michele Lauro
Appena oltre il Piave, tra Conegliano e Valdobbiadene la plaga prealpina dell’alta Marca trevigiana si raggrinza in una serie di aree collinari discontinue, tra le quali indugia il tracciato della cronometro staccandosi ben presto dalla Provinciale 635 per valicare il Muro di Ca’ del Poggio. In queste lande oggi dedite alla monocoltura del Prosecco ma un tempo poverissime, i richiami enogastronomici seguono la scia delle bollicine ma anche i sapori di asparagi e fragole, radicchi e funghi. Vigne e boschi a perdita d’occhio ricoprono i pendii talora impervi, interrotti qua e là dallo stelo di un campanile o di un cipresso isolato, e dai casolari dei vignaioli. Si attraversano lungo la statale piccoli agglomerati raccolti attorno a una pieve come San Pietro di Feletto, Refrontolo, Pieve di Soligo che diede i natali ad Andrea Zanzotto (1921-2011), luminare della poesia novecentesca legatissimo alla sua terra cui non risparmiò severe doglianze per la distruzione della cultura contadina, l’urbanizzazione selvaggia, la miseria omologante della globalizzazione. Ma come noi oggi teneva le antenne sempre pronte a captare segnali di speranza, in ogni fiore che sboccia dietro i «cento capannoni puzzolenti». Proseguendo sulla Provinciale 32, Farra di Soligo precede gli strappi in successione di Col San Martino, Guia e San Pietro di Barbozza – punto di partenza dell’Anello del Prosecco, itinerario naturalistico di 15 km fra il saliscendi dei vigneti – prima della discesa verso Valdobbiadene.
Risale al 1876 l’istituzione della Regia Scuola di viticoltura che avrebbe fatto di Conegliano una delle capitali enologiche italiane, rinomata nel mondo per la qualità dei suoi prosecchi. Allungata sulle pendici di un colle tra il torrente Ruio e il fiume Monticano, durante la breve dominazione scaligera (1329) venne dotata di una triplice cinta murata e di un canale che collegava i due corsi d’acqua: corso Vittorio Emanuele e corso Mazzini, asse dell’espansione moderna, corrispondono all’antico fossato interrato fuori le mura. Il nucleo antico, nella parte alta, mantiene garbate atmosfere venete con vie a portici e case affrescate. Appena fuori città, colline, castelli, colori e luci della campagna evocano gli sfondi dipinti da Cima da Conegliano (1459-1517 circa), che qui nacque e operò a lungo.
Scopri gli altri highlight della tappa sul sito del Touring Club Italiano